domenica 31 agosto 2014

Un certo rilassamento ...

Stipsy adesso, dopo che è arrivato anche l'esito dell'esame genetico comincia a sentire un allentamento della tensione.
La tensione è stata alta da febbraio a tutto maggio, altissima in giugno e luglio ed ha cominciato a calare con i primi giorni di agosto.
Ora le jeux son fait: PO è ufficialmente riconosciuto handicappato e come tale avrà le necessarie attenzioni speciali a scuola con una insegnante di sostegno (speriamo brava e per almeno 12/13 ore a settimana). Stipsy e Noo-noo pensavano che vedere - scritto nero su bianco - PO riconosciuto handicappato (almeno temporaneamente per i prossimi 3 anni) avrebbe fatto loro un effetto molto più negativo ma invece l'effetto è stato quasi di sollievo perché un certificato non cambia i fatti ma insieme alla certificazione ufficiale ci sono una serie di piccoli diritti e agevolazioni che facilitano alcuni aspetti logistici. Quello che fa effetto (e talvolta pesa) è la vita quotidiana con un bimbo il cui sviluppo è atipico e quindi complesso e faticoso.
Nei prossimi 3 anni (almeno) dovrà fare le sue sedute di terapia (psicomotricità e logopedia) in alcuni periodi anche 4/5 giorni a settimana e da settembre (il 30 o speriamo prima) andrà a scuola.

Se non teniamo conto delle previste ed inevitabili difficoltà logistiche del prossimo autunno per incastrare gli orari di PO, Laa-laa, Stipsy e Noo-noo (e comunque dopo le difficoltà logistiche superate questa estate non spaventano più così tanto) la prospettiva dei prossimi tre anni è di trovare una sostenibile routine e magari cominciare a vedere significativi progressi di Lapo.
Quindi alla luce di questa prospettiva Stipsy sta cominciando a mollare la tensione e si è resa conto che per lei la giusta tempistica per avere un supporto psicologico sarebbe stata da maggio a luglio. Invece arriverà in autunno, quando forse non c'è ne sarà più bisogno (speriamo).

PO ha un handicap lieve e al momento ritenuto temporaneo e come tale i medici (che sono abituati a situazioni ben più gravi) non sembrano rendersi conto che comunicare una tale diagnosi ad un genitore è tanto shockante quanto comunicarne una più grave. Quello che cambia è solo la prospettiva a lungo termine che però non fa differenza nella rielaborazione immediata dello shock da figlio handicappato. Inutile nascondersi dietro ad un dito, grave o lieve che sia appena te lo dicono è uno shock per il genitore! e mentre per il bimbo (che no si rende conto) non è per niente shockante e il suo percorso è previsto lento e lungo, per i genitori servirebbe un supporto psicologico immediato per accettare la notizia e prenderne consapevolezza e ritrovare il proprio equilibrio emotivo il prima possibile proprio per evitare che anche il bambino percepisca un tono emotivo di tensione, ansia e preoccupazione (che non giova per nulla a prendersi cura di lui ne tanto meno ne facilita i progressi e la crescita).
Insomma la mia riflessione vuol essere in fondo una critica al sistema che giustamente si preoccupa di prendere in cura il bambino (presa in cura che ha i suoi giustamente lunghi tempi di valutazione, inserimento e terapie) ma sembra trascurare il fatto che un immediato intervento di sostegno psicologico ai genitori, fratelli e nonni insieme ad una concreta guida su cosa non fare o cosa fare col bambino e per le questioni burocratico-amministrative sarebbe assolutamente necessario oltre che utile alla proficua e più veloce realizzazione del progetto terapeutico.
Lavorare immediatamente sui genitori consentirebbe loro di ritrovare velocemente un buon equilibrio emotivo e proporre a casa quel clima disteso e organizzato che è necessaria prosecuzione del lavoro che viene svolto in terapia.
A proposito di terapia, a Stipsy pare incredibile che i terapisti siano così restii a raccontare cosa fanno e come lo fanno in quei 40 minuti di terapia chiusi in una stanza lontana dalla sala d'attesa (per cui non si riesce neanche ad indovinare dai rumori). In fondo il figlio è nostro, va bene fidarsi, ma dovrebbe essere un dovere far sapere al genitore cosa fa nostro figlio quando non è con noi.

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